Nella stagione 2020/2021 Felipe Anderson ha giocato appena 660 minuti fra West Ham e Porto sembrava un giocatore sul viale del tramonto. L’anno dopo con la Lazio ha giocato 3593 minuti giocando ogni singola partita dei biancazzurri. Un cambiamento incredibile, difficile da spiegare.
Per questo quando il brasiliano è tornato alla Lazio ero scettico, temevo Felipe Anderson avrebbe fatto come Wesley Hoedt e invece, per fortuna non è andata così. Chiariamo subito, Felipe ha fatto una buona stagione, ma anche nel primo anno di ritorno alla Lazio abbiamo assistito ai suoi alti e bassi, ma sicuramente il dato che deve fare riflettere è il fatto che non abbia saltato neanche una partita.
Abbiamo iniziato con i numeri e allora continuiamo, il brasiliano ha chiuso la stagione con 7 goal e 8 assist. Numeri positivi, ma come mai un giocatore del genere non ha trovato spazio nel West Ham o nel Porto? Come sappiamo tutti Felipe Anderson è un giocatore che ha bisogno di sentirsi amato, quasi coccolato, in Inghilterra dopo il primo anno l’amore è finito, è diventato uno dei tanti e così le sue performance sono calate. Nel Porto era una alternativa, arrivato a zero, doveva scalare le gerarchie ma questo non è una delle caratteristiche di Felipe Anderson.
Alla Lazio è stato tutto diverso. Felipetto è uno di noi, amatissimo dai tifosi, tranne quello vicino a me allo stato che lo insulta per 95’ a partita, Felipe è apprezzato anche da Maurizio Sarri. L’allenatore biancoceleste ha avvallato il suo ritorno e si sta impegnando per tirare fuori il meglio dal brasiliano. Perché la realtà è che Felpe Anderson potenzialmente è un campione, ma si accende troppo poco. La fiducia che sente sicuramente sta aiutando Felipe Anderson a dare il meglio. Il 4-3-3, un calcio molto offensivo, esalta le caratteristiche del brasiliano.
Felipe Anderson si è sentito nuovamente a casa e le sue prestazioni sono migliorate meritandosi di giocare. Bisogna però dire che ci sono state partite dove purtroppo Anderson è tornato invisibile. Ci sono state altre dove meritava la panchina e invece è partito titolare comunque. Perché Maurizio Sarri sta provando a coccolare il giocatore per fargli tirare fuori il meglio. E bisogna dire che i risultati, anche se non sempre con continuità ci sono stati.
Poi va detta un’altra cosa. Felipe Anderson atleticamente è una bestia. Il brasiliano corre per 90 minuti ed ha imparato anche a fare la fase difensiva. Non solo, nonostante corra così tanto e faccia tante accelerazione Felipe non si è mai fatto male. Questo è un dato importantissimo. Uno dei motivi per cui il brasiliano ha giocato così tanto. L’altro è la mancanza di alternative. La Lazio ha 3 ali che possono giocare titolari: Felipe Anderson, Pedro e Zaccagni. Luka Romero, Cancellieri e Raul Moro non sono considerati al momento da Sarri (tranne per emergenze).
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Sia Pedro che Zaccagni sono stati out per problemi fisici e questo ha “obbligato” Sarri a schierare Felipe Anderson titolare. Senza nulla togliere al brasiliano, se la Lazio avesse avuto più opzioni Felipe non avrebbe giocato così tanto. Anche questo’anno Felipe Anderson è sempre partito titolare perché Pedro non è praticamente mai stato disponibile. A 29 anni il brasiliano ha raggiunto la maturità calcistica. Lui dice che Sarri lo ha fatto crescere, forse ha ragione, sicuramente è diventato più completo. Felipe è importante per questa Lazio perché crea superiorità numerica, in Serie A non ci sono tanti giocatori in grado di farlo come il brasiliano. E allo stesso tempo garantisce copertura difensiva.
Certo, ogni tanto sparisce dal campo, ma se fosse anche continuo a 29 anni Felipe Anderson sarebbe al Real Madrid, non alla Lazio.