La crisi della scuola portieri italiana

Quello che una volta era il punto di forza del calcio italiano la scuola portieri italiana è diventato ora un punto debole mascherato per anni da quello che forse verrà ricordato come il portiere più forte di tutti i tempi. Gigi Buffon.

Prendete in considerazioni le squadre più blasonate del calcio italiano, la Juve, no, l’Inter, no, la Roma, no, il Napoli, no, la Lazio no. L’unica è il Milan. I rossoneri sono gli unici ad avere un portiere titolare italiano, tutte le altre si affidano ad un portiere straniero. Nel Napoli adesso gioca Meret, ma il titolare è Ospina, adesso fuori per infortunio. Donnarumma è l’unico italiano titolare in una big. Si c’è l’Atalanta con Gollini, ma giocare in una grande piazza è diverso, soprattutto per un portiere. Sbagliare a Milano è diverso che a Bergamo.

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Questo testimonia secondo me la crisi della scuola portieri italiana che ha visto l’Italia sempre protagonista. Da Dino Zoff a Gigi Buffon passando da Walter Zenga ad Angelo Peruzzi i migliori portieri erano sempre quelli italiani, adesso facciamo fatica a trovarne 3 buoni. Le responsabilità sono molteplici.

Le società

La responsabilità di questa crisi è anche delle società italiane. Troppo spesso i club italiani preferiscono affidarsi ad un portiere straniero anziché uno italiano. Spesso è un problema economico, comprare all’estero spesso è più convieniente. Il problema è che un portiere, come ogni calciatore, per migliorarsi deve giocare e deve giocare partite importanti in piazze importanti. Per questo non giocare in grandi squadre limita la crescita dei portieri italiani. 

Handanovic è stato per anni uno dei migliori portieri della Serie A, ma per un Handanovic c’è un Olsen o un Pau Lopez che tolgono un posto importante ad un portiere italiano senza avere grandi qualità. Portieri come Cragno o Montipo’ per crescere dovrebbero giocare in squadre che giocano in Europa e invece sono “costretti” a giocare in squadre in lotta per la salvezza. E non perché ci sono portieri più forti di loro nelle big, ma perché si è andati a prendere un portiere straniero che gli toglie il posto, probabilmente più economico ma meno affidabile. E’ vero, i giocatori italiani costano di più, le società italiane per venderti un giocatore italiano chiedono prezzi folli senza motivo, non consci di danneggiare il calcio italiano. Per far crescere un portiere italiano bisogna dargli responsabilità importanti. Prendete Donnarumma che da giovanissimo è diventato il portiere del Milan.

Parliamo di un portiere che nei primi anni ha avuto delle difficoltà, ma adesso è uno dei migliori in Europa e soprattutto ha una grandissima esperienza nonostante sia ancora molto giovane. Questa esperienza in una porta “importante” come quella del Milan aiuta a diventare più forti. O ti spezza oppure migliori, bisogna correre il rischio, ma molti preferiscono affidarsi ad un portiere straniero. Il risultato è che nelle big solo il Milan ha un portiere italiano.

Le generazioni perdute

Gigi Buffon ha “nascosto” per anni questo buco, ma alla fine si è visto. Dopo Buffon non ci sono stati più grandi portieri in Italia fino a Donnarumma. Ricordo che 15 anni fa si parlava di Consigli dell’Atalanta come il nuovo Buffon. Oppure si sosteneva che Perin e Fiorillo sarebbero stati i prossimi portieri della Nazionale italiana. Nessuno dei 3 è riuscito ad affermarsi. Perin è stato l’unico ad approdare in un grande club, ma alla Juve ha fallito tornando al Genoa, Consigli non ha mai sfiorato la big e Fiorillo non ha combinato nulla. Ci sono tanti altri portieri che nella Primavera sembravano delle promesse e che poi non hanno mantenuto le attese. Le generazioni di portieri dopo Buffon hanno fallito, tante promesse, ma nessuna mantenuta. Il fatto che Buffon fosse così forte da nascondere questi fallimenti non ha aiutato. 

Nessuno ha mai chiesto un successore per Buffon perché nonostante l’età il portiere della Juve era sempre fra i più forti del mondo. Ma è un dato di fatto che dopo Buffon l’Italia non ha avuto più portieri di grande livello, così portieri come Abbiati hanno raggiunto la Nazionale e Storari si è ritrovato a difendere la porta di Milan e Juve. Sirigu sembrava potesse fare la differenza ma nel PSG non ha mai convinto, finendo per perdere il posto da titolare. Anche Viviano che era considerato molto forte non è mai riuscito a convincere, rimandando nel limbo di quelle squadre vicine alla qualificazione europea. Discorso simile per Mirante, anche lui ritenuto l’erede di Buffon, che però ha sempre navigato in squadre di seconda fascia e solamente adesso è approdato ad una big come la Roma, quando però era troppo tardi.

La scuola calcio

La scuola portieri italiana è sempre stata la migliore ma ha peccato di presunzione, il calcio è cambiato rispetto a 20 anni fa e la scuola italiana non si è aggiornata. Adesso i portieri devono essere bravi con i piedi, perché quasi tutte le big vogliono partire a giocare dal basso. I portieri italiani in questo sono i peggiori. Donnarumma fra i pali è uno dei migliori portieri ma con la palla al piede è molto mediocre, infatti il Milan cerca spesso di non far partire l’azione dal portiere. Reina è titolare nella Lazio soprattutto per questo. Ospina gioca al posto di Meret perché più bravo con i piedi. 

La scuola spagnola da anni insegna ai portieri di giocare con i piedi mentre quella italiana pensava solo ad insegnare a parare. Così i nostri portieri si trovano in grande difficoltà quando devo fare girare palla e i grandi club, che invece vogliono giocare palla da dietro si affidano a portieri stranieri che sanno giocare a calcio togliendo spazio ai nostri portieri.

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