Qualche anno fa c’è stata una Lazio bellissima e divertente, era la Lazio di Zdenek Zeman. Una Lazio che regalò spettacolo ma non vinse nulla, in grado di schiantare corazzate e poi perdersi in un bicchiere d’acqua. Un sogno che accese il cuore di molti tifosi della Laziali.

Sergio Cragnotti allora presidente della Lazio diede una scossa inattesa nel 1994 tagliò nettamente con il passato portando a Roma Zdenek Zeman. Il boemo era l’allenatore del Foggia dei miracoli in grado di conquistare la salvezza in Serie A grazie al calcio spettacolare. Cosa che in quegli anni era particolarmente insolita. Le piccole si salvavano grazie al catenaccio. Cragnotti sognava di portare la Lazio al successo con il bel gioco di Zeman dopo averci provato con il calcio italico di Zoff. Zeman era un taglio non solo con il passato ma anche con il calcio italiano. Era l’epoca di Arrigo Sacchi del 4-4-2, Zeman invece era il profeta del 4-3-3 un calcio ultra offensivo e non basato sulla solidità difensiva.


Cambio radicale anche considerando l’allenatore della Lazio, Dino Zoff, abituato ad un calcio più difensivo. Ma a Roma c’è già Beppe Signori che con Zeman si è scoperto bomber nel Foggia. Quella estate alla Lazio arrivano fra gli altri Rambaudi, Chamot Marcolin e Venturin. La Lazio scopre il 4-3-3 ma il passaggio non è facilissimo. Alla terza di campionato la Lazio inciampa contro il Milan di Gullit per 2-1 poi arrivano due pareggi contro Parma e Fiorentina. 

Ma la Lazio ha un attacco stratosferico e guidato da Zeman può fare sfracelli. Contro il Napoli arriva il primo 5-1 della stagione, Signori è in panchina ma segnano Boksic, WInter, Casiarghi e Negro. Il primo 5-1 della stagione perché un paio di settimane dopo arriva il secondo contro il Padova. Ricordo quella partita, io arrivai al 15’ del primo tempo (avevo il mio campionato la mattina) e in Curva mio cugino mi disse, perdiamo 1-0. Io ridendo gli dissi, adesso ne facciamo 5, e così fu. 

Quella era la Lazio di Zeman, un attacco terrificante guidato da Beppe Signori. Ma vicino a Beppe c’era Rambaudi e Casiraghi, senza dimenticarsi Alen Boksic. E il centrocampo della Lazio andava a 2000 con Di Matteo in regia e WInter e Fuser ai fianchi pronti ad affondare il colpo. La coperta era corta, la difesa ballava anche perché Cravero era un difensore centrale lento e con la difesa alta soffriva tantissimo, Chamot era veloce ma poco attento. 

Quando girava la Lazio era uno spettacolo, quando però il meccanismo si inceppava era un incubo, come al Derby di andata perso nettamente per 3-0. Nel primo anno di Zeman la Lazio fece 7 goal al Foggia e superò il Milan 4-0. Ricordo come fosse ieri l’8-2 contro la Fiorentina, che era una ottima squadra allora guidata da Rui Costa e Batistuta. Ma la Lazio era un’altra cosa, quando girava era uno spettacolo per gli amanti del calcio. Di quella partita ricordo che avanti 7-2 la Lazio ebbe un calcio di rigore al 90’ e tutta la Curva Nord chiese di fallo battere a Marchegiani (il portiere di quella Lazio). Sul dischetto invece andò Casiraghi che siglo il suo poker. 

La Lazio chiuse quel campionato con 5 vittorie consecutive con un 3-0 alla Juve campione d’Italia e un 4-1 sull’Inter. La squadra di Zeman chiuse seconda a 10 punti dalla Juve, ma ci arrivò solo all’ultima giornata, perché il Parma crollò nel finale. Nell’almanacco resterà il secondo posto ma in realtà l’avversaria scudetto della Juve fu il Parma, la Lazio non fu mai veramente in lotta.

Battere 3-0, così nettamente la Juve campione d’Italia era qualcosa di mai visto a Roma. La Lazio di Zeman spazzò via la Juve di Lippi grazie al calcio champagne. 3 gol negli ultimi 20 minuti per regalare ai Laziali una gioia.

 In Coppa UEFA la Lazio si arrese ai quarti contro il Borussia Dortmund dell’ex Riedle che segnò al 90’ il 2-0 che ci condannò. Quella partita fu anche ricordata per la scomparsa di Alen Boksic. Con la Lazio sotto 1-0 nella ripresa il croato scappò nello spogliatoio, probabilmente per fare pipi, lasciano la Lazio in 10’ per qualche minuto e facendo imbufalire Zeman. Quella fu la migliore annata di Zeman alla Lazio. Dopo le cose non andarono meglio e nel 97 fu esonerato.

Ecco il rimpianto maggiore della Lazio Zemaniana e non essere mai andata molto avanti in Europa nonostante una squadra fortissima. Zemanlandia fu un sogno che non si realizzò mai completamente un po’ per colpa dei limiti del calcio di Zeman, un po’ per sfortuna un po’ per la forza delle altre squadre. 

L’idea di Zeman era affascinante e nessuna squadra come la Lazio del 1994 abbracciò e portò Zemanlandia al massimo, ma non fu mai sufficiente per vincere un titolo. Un peccato ma alcune di quei successi rimarranno indelebili nei cuori dei tifosi della Lazio.

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